Pastore Tedesco, una razza in via di estinzione

Il rispetto della taglia come mossa di “marketing” per arginare il crollo

(Lettera aperta al Presidente della S.A.S.)

Caro Presidente,

Secondo i dati ENCI appena diffusi, relativi all’anno 2006, dopo un inesorabile declino, il nostro amato pastore tedesco ha perso anche il primato di “razza più amata dagli italiani”.

Con 15.616 Cuccioli iscritti, è infatti il Setter Inglese la razza più amata dagli Italiani nel 2006. Il pastore tedesco perde il primato che deteneva da molti anni, registrando un deludente 14.521 cuccioli iscritti. Il dato è impressionante se si pensa che i pastori tedeschi iscritti all’ENCI nel 2001 sono stati ben 30.359.

I cuccioli di pastore tedesco che annualmente vengo iscritti sui libri genealogici sono quindi più che dimezzati, in soli sei anni.

E’ vero che il totale di tutti i cani di tutte le razze è sceso nello stesso periodo del 18%, ma se si vanno a vedere i dati assoluti, due cani su tre, di quelli che mancano all’appello, sono pastori tedeschi. In poche parole, la crisi del cane è in realtà quasi tutta da addebitare alla crisi del pastore tedesco.

Scrivo quindi a lei, Presidente, quale massima autorità in Italia e quale supremo “tutore della razza” (l’espressione non è azzardata: in Germania si usa proprio un espressione di quel tipo per denotare il responsabile allevamento, infatti si parla di Zuchtwart, “guardiano della razza”) per esternarle la mia preoccupazione, e per contribuire con le mie riflessioni a indicare una via, una delle tante, ma a mio modo di vedere la più importante, per poter uscire da questo empasse e riconquistare la leadership fra le razze canine, e riconquistare più che altro l’apprezzamento della gente comune, per la nostra meravigliosa razza.

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I possibili Motivi del Crollo e le Possibilità di Azione
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1 – Cambiamento di stile di vita delle popolazioni occidentali

Le persone fanno sempre minor utilizzo del cane come strumento di difesa e/o utilità, e un sempre maggior utilizzo del cane come animale da compagnia e svago. Lo si intuisce da quali sono le razze emergenti: il Labrador e il Golden Retriever sono razze che assecondano il nuovo stile di vita di molte persone.

2 – Ciclo Congiunturale (Economico) negativo e costi di mantenimento di un esemplare di razza.

Acquistare e mantenere un cane di razza, costa. Ecco che, siccome dal 2001 ad oggi si è assistito a livello europeo e mondiale ad una crisi congiunturale importante, è ovvio che l’acquisto di un cane di razza è stato uno dei fronti su cui le famiglie hanno insistito per tagliare la spesa. Esistono proprio dei cicli ben dimostrati di contrazione delle registrazioni nei libri genealogici in corrispondenza delle grandi crisi economiche.

Per non parlare poi dei costi esorbitanti, degli eventuali brevetti di lavoro e selezioni, per coloro che volessero ottenere il massimo dal proprio esemplare.

3 – Restringimento degli spazi vitali, sia abitativi che all’aria aperta, delle popolazioni occidentali

Le persone hanno sempre meno spazio in cui abitare: chi si può permettere, ormai, una casa di 100Mq. con giardino indipendente, che sarebbe la soluzione ideale per ospitare un cane come il pastore tedesco?

Ai prezzi medi attuali delle principali città italiane, si parla di importi che variano da 300 a 400 mila euro, per una casa di quel tipo. Mai nella storia c’erano voluti circa 300 stipendi mensili di un impiegato medio, per comprare una casa di 100mq con giardino. E’ ovvio che la gente ripiega, al massimo, su bilocali che, se sono fortunati, dispongono al massimo di un piccolo terrazzo. Tutti noi abitiamo quindi in case più piccole di 10 o 20 anni fa.

Le persone poi hanno sempre meno spazi all’aria aperta (sempre meno persone vivono in campagna, e coloro che vivono in città o in periferia vedono sparire i prati a favore dei complessi residenziali), e anche questo include quindi una conseguenza molto importante nella scelta di un cane “impegnativo”.

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Quali le Soluzioni?
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Dei tre motivi principali facilmente individuabili e descritti sopra, non tutti sono ovviamente risolvibili dal “custode della razza” e cioè dal Presidente di una Associazione.

Cambiamenti di stili di vita o crisi economiche non sono elementi su cui alcuno di noi possa cercare di agire, e sarebbe una battaglia contro i mulini a vento, cercare di rimuovere quelle due cause.

Non possiamo ad esempio arginare l’ascesa del labrador convertendo il nostro Pastore Tedesco a cane “da pura compagnia” (ne verrebbe snaturata la sua stessa ragione di esistere), per cui questo è un fenomeno fuori dalla nostra portata. Che vincano i Labrador quindi, perchè se si vuole un cane da compagnia, il Pastore tedesco può benissimo esserlo ma è anche molte altre cose e non può diventare solo un “fedele amico dei bambini” e men che meno viaggiare con il foulard rosso al collo.

A ben vedere si potrebbe comunque agire e dare più peso alla sua poliedricità caratteriale, puntando molto sul fatto che un pastore tedesco dovrebbe essere il più interdisciplinare possibile: da guardiano fiero delle mura di casa, a docile animale da compagnia. Capisco però che l’impresa è ardua, anche se sarebbe sempre possibile per i giudici dare più importanza a questo aspetto, penalizzando cani o troppo docili o troppo aggressivi, e privilegiando i cani che dimostrino di sapersi ben adattare ad entrambe le situazioni (credo che questa interdisciplinarietà si deduca comunque anche dallo Standard).

Riguardo alla crisi e alla congiuntura economica, beh, è difficile proporre una riduzione dei prezzi dei pastori tedeschi perchè, specialmente gli allevatori con più propensione all’attività sportiva, spesse volte hanno costi di produzione delle cucciolate ben più alti dei ricavi che ne traggono: se tutto il fatturato dovessere essere dato dalla vendita dei cuccioli, quasi tutti gli allevatori sarebbero in deficit, già adesso.

In sostanza quindi, la preferenza per il cane da compagnia puro, e la crisi economica, sono eventi su cui ahimé, non possiamo agire.

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Una soluzione Immediata e di facile azionamento
Riportare il Pastore Tedesco in Taglia
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Analizzando il terzo aspetto, “Restringimento degli spazi vitali, sia abitativi che all’aria aperta, delle popolazioni occidentali” si intuisce immediatamente una vera, possibile, immediata leva e linea d’azione. Intanto, guarda caso, i Labrador e i Golden Retriever ben si adattano, con una decina di Kg di peso in meno rispetto al Pastore Tedesco, a queste nuove realtà abitative. E, attenzione: non è da scartare l’ipotesi che quelle due razze abbiano sucesso anche per la taglia ridotta rispetto al PT, non solo per la caratteristca “da compagnia”.

Gli spazi si ristringono quindi, ma il nostro pastore tedesco.. si allarga!

Mentre tutti noi abitiamo nella metà dei metri quadri rispetto a dove abitavamo 20 o 30 anni fa, il pastore tedesco cresce di taglia a dismisura, diventando di solito un animale di 65-68 al garrese (e qui non pensiamo solo ai cani che partecipano alle esposizioni: pensiamo anche ai lori fratelli di cucciolata, spesse volte enormemente fuori taglia! Sono loro che, poverini, vanno ad abitare in appartamento, non i fratelli “in taglia” auslesi o simili) e almeno 45Kg di peso.

Certo certo, sento già una voce obiettare “ma molto è già stato fatto per la taglia!”. Sì è vero, ma è anche vero che ancora oggi il problema della taglia è enorme. Basta applicare un metro oggettivo e disinteressato e rideremo delle esposizioni a cui assitiamo in questi anni.

Nei raduni si vede utilizzare sempre più insistentemente il cinometro, quasi a garanzia della esclusione dei cani fuori taglia non dico dalla manifestazione, ma almeno dalle prime posizioni. Ebbene tutto ciò non avviene. Per niente.

Si assite invece a delle scene ignobili, in cui il giudice prepara il cinometro sui fatidici 65cm, e poi posiziona il cinometro sul punto dell’animale dove esso è, effettivamente 65cm. Quasi mai sul garrese: molto, troppo spesso sulla schiena, se non quasi sui reni (sì, ho visto anche quello: una tragica comica).

A difesa della taglia intanto c’è la natura stessa della nostra razza.

Il pastore tedesco fuori taglia non è più un pastore tedesco, a mio modo di vedere.

Un cane di 45-48 Kg o giù di lì, non ha più la funzionalità, il brio, la reattività e la resistenza di un cane in taglia, di 35-40 kg.

Lo standard poi enuncia delle misure ben precise, Con degli intervalli ben precisi. Quando si parla di 30-40 Kg di peso o 60-65cm al garrese, si enunciano degli intervalli di valori misurabili.

Se lo standard afferma l’idoneità ad esser chiamato “Pastore Tedesco” sia del cane da 60 che del cane da 65, non è come si pensa spesso, che il pastore tedesco ideale sia quindi 65: il punto “più idoneo” di tutti, e ciò deriva dalla logica matematica e dalla topologia della retta dei numeri reali, è il centro di questo intervallo. Non c’è scampo.

Lo so: parlare di un pastore tedesco di 62,5cm al garrese come il pastore tedesco “perfetto” fa inorridire il 99% di chi legge queste affermazioni. E forse anche me. Ma vorrei portare tutti a riflettere sul fatto che questo è quanto dice, a logica, sia in italiano che in tedesco, il nostro standard. Un cane adulto, maschio, di pastore tedesco, che fosse 62,5cm al garrese non sarebbe né troppo piccolo né troppo grande. Sarebbe il cane “ideale”.

Sebbene questa possa sembrare una affermazione incredibile, questa è invece la verità. E’ ovvio che quindi dovremmo puntare ad un cane in taglia. E che dovremmo poi valutare i cani da 65 come accettabili ma al limite della taglia, e non come i “pigmei” delle esposizioni.

Anche qui, i commenti patetici dei giudici fanno davvero tenerezza. In presenza di un cane di 40 kg di peso e 65 al garrese, sentire apostrofare il perfetto animale come “ecco un soggetto di giusta media taglia” fa davvero sobbalzare quel minimo di amore per la verità che ognuno di noi tiene dentro, perchè la conseguenza di quello che è stato appena affermato è che, siccome “giusta media taglia” significa in realtà “cane al limite massimo della taglia”, allora tutti i “grande” o “molto grande” sono stati in realtà dei giudizi che hanno nascosto una interpretazione dura da accettare ma vera: fuori taglia, non corrispondenti allo standard del pastore tedesco.

Un altro aspetto di preoccupazione forte è che la gente comune ormai è consapevole che il pastore tedesco è troppo grande. Se ne sono già resi conto tutti, non solo gli addetti ai lavori. Un esempio pratico chiarirà questo concetto.

Il mio cane (che non ha velleità di partecipazione ad eventi sportivi, anche se proviene da linee di sangue eccelse) è un maschio di pastore tedesco adulto, in taglia (64cm al garrese, 34-35kg di peso) che puntualmente, ogni volta che i profani (attenzione non gli esperti, la gente comune) hanno modo di valutarne l’età, cercano di indovinare che si tratta di un cucciolo, oppure di un cane che “deve ancora crescere”.

Ebbene, la cosa che spaventa di più di questi innumerevoli commenti è proprio questa: il senso comune valuta già oggi il pastore tedesco come un cane “gigante”, e quando vede un cane davvero in taglia lo reputa “ancora troppo piccolo, forse deve ancora crescere”.

Questo è il segnale che, più di tutti, ci dà la misura della situazione allarmante in cui abbiamo spinto la nostra razza. Tutti ormai sanno, anche i profani, che il pastore tedesco è 67 al garrese e almeno 45 kg.

Per concludere (l’argomento sarebbe molto lungo ovviamente) credo di poter affermare che il riportare il pastore tedesco in taglia potrebbe essere una mossa molto azzeccata per riconquistare la fiducia del “pubblico pagante”.

Ma perchè un allevatore dedito all’attività sportiva/agonistica si dovrebbe preoccupare dei 14 o 30 mila cuccioli registrati?

Qualcuno potrebbe dire: “ma a me cosa importa se ogni anno si iscrivono 14mila cuccioli invece di 30mila? Io faccio 10 cucciolate all’anno e tutti i cuccioli sono già opzionati in quanto sono un allevatore di prestigio!”. Beh, è molto facile controbattere.

L’attività sportiva, o agonistica che dir si voglia, è la punta di diamante di un mondo, che trova negli allevatori di prestigio la sua fase di sperimentazione, di innovazione, di ricerca, approfondimento scientifico, ecc.

L’attività sportiva degli allevatori di prestigio sta al mondo del pastore tedesco “dei privati” come il mondo della Formula 1 sta all’industria dell’automobile.

Una crisi del settore automobilistico è importantissima e pericolosissima per la Formula 1 la quale non è solo “lustrini, veline e sponsor” ma è anche un progetto serio in cui molte case automobilistiche sperimentano, investendo budget miliardari, e sapendo che i ritrovati di quelle ricerche saranno poi utilizzabili nella produzione di massa.

Non a caso il motore turbo, i freni al carbonio, il cambio sequenziale, etc. sono nati in Formula Uno e poi applicati sule vetture di serie.

In poche parole, il mondo “di punta” è interessatissimo a sapere cosa succede al mondo “delle Punto”, in quanto la sua stessa sopravvivenza è condizionata all’esistenza di quel mercato.

Nel settore nostro, è ovvio che il mondo dei 30 mila (hem! 14mila!) acquirenti di pastori tedeschi, interessa anche gli allevatori di punta: meno iscrizioni di cuccioli significano meno persone alle esposizioni, meno possibilità di piazzare i cuccioli “non proprio rispondenti allo standard”, etc.

E’ quindi fondamentale il settore della vendita ai privati, perchè è la base di sopravvivenza anche degli allevatori di prestigio.

Ok, ancora l’obiezione: “ma io piazzo anche cuccioli non rispondenti allo standard perchè sono un allevatore di punta e i miei cuccioli vengono venduti bene anche se hanno tre gambe”. Ok, altro esempio dell’importanza del “pubblico pagante”: l’anello intermedio della catena economica.

Se un allevatore di medio-basse capacità sa che potrà vendere 30 cuccioli nella sua provincia nei prossimi 12 mesi, forse acquisterà dall’allevatore di punta “quella fattrice selezionata e con due brevetti” non più importante per l’allevatore di prestigio, e permetterà all’allevatore di prestigio di venderla per poter portare avanti altri progetti zootecnici. Ma se quell’allevatore di livello medio/basso non vendesse 30 ma solo 15 cuccioli a causa della diminuzione di interesse per il pastore tedesco di cui sopra, forse quella fattrice non strategica per l’allevatore di punta, non sarebbe venduta, perchè il gioco non varrebbe la candela, oppure sarebbe venduta ad un prezzo più basso perchè “ormai non c’è più mercato”.

Ecco quindi un altro esempio di danno per l’allevatore di punta, derivante dal fatto che l’anello intermedio della catena (l’allevatore di livello medio basso, o anche il semplice “commerciante” di cuccioli) non produce e guadagna più come prima, a causa della riduzione di interesse per il pastore tedesco.

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Il riassunto di queste (troppo lunghe, me ne rendo conto) argomentazioni è:

Ormai il pastore tedesco è enorme, e non lo vuol comprare più nessuno perchè è troppo grande: non assomiglia più al cane brioso attivo ed efficace che era (è “molto più pastore tedesco” il Border Collie, oggigiorno: anche la polizia ha iniziato a preferire i Malinois, perchè più maneggevoli e scattanti: indovinate un po’: sono quasi della stessa taglia del PT, se il PT rispettasse lo standard!).

Inoltre, non lo compra più nessuno perchè non entra in casa: se fosse 35 Kg invece di 45, sarebbe forse sempre troppo grande per chi vive in un monolocale, ma forse la taglia sarebbe accettabile per chi vive in 70-80 metri quadri con terrazzo e piccolo giardino…

Abbiamo uno strumento formidabile per poter rendere il PT più appetibile al grande pubblico e farlo ritornare scattante come prima. Ed è un metodo più che perfetto. Cominciare a rispettare DAVVERO lo standard, e produrre cani non grandi ma in taglia.

Il pastore tedesco “in taglia” è quindi, oltre che una buona azione per il rispetto dello standard, anche una grandiosa ed efficace mossa di “marketing cinofilo” di medio-lungo periodo.

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Ecco, caro Presidente, queste sono preoccupazioni “forti” di chi (per ora) non ha ancora intrapreso un’attività ciinofila in maniera seria e non può essere considerato (per ora) un addetto ai lavori.

Io sono soltanto mosso dall’amore per la razza, e mi piange il cuore vedere la razza che amo di più, dimezzare i suoi “amatori” nello spazio di pochissimi anni. Per uno che pensa che non esista animale più bello e nobile del cane, e fra le tante razze, non esista una razza più straordinaria del pastore tedesco, questo declino è semplicemente inaccettabile.

Capisco quindi che per tutti gli allevatori, e soprattutto per lei, supremo tutore della razza in Italia, questo debba probabilmente essere il suo primo problema sull’agenda.

SAS, come tutti sanno, significa “Società Amatori Schäferhunde”: ebbene gli “amatori”, iscritti o no all’Associazione, sono dimezzati in 6 anni.

Per me questo è un dramma, di magnitudine più grande di ogni altro problema che la SAS o la SV possano attualmente avere. E credo che la soluzione del dramma stia a cuore ad ogni amante della razza, qualunque sia la sua filosofia e qualunque sia il suo ideale di pastore tedesco.

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Stefano Galastri

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