Filosofia

Sommario di questa Sezione

Premessa

Lo standard del cane da Pastore tedesco è molto dettagliato e in certi tratti anche molto preciso, con tanto di numeri, gradi degli angoli dei segmenti ossei, ecc. Nonostante questo, c’è molto spazio per interpretare, pur rimanendo assolutamente nello standard, il “dettato costituzionale” di questa razza.

Per questo motivo, ognuno di noi ha un ideale di pastore tedesco che può essere anche molto diverso da quello degli altri, pur rimanendo nello standard.

A molti allevatori/espositori piacciono maschere e teste totalmente nere, a me non fanno impazzire. A molti allevatori piacciono occhi totalmente neri, io non li sopporto. Ecc.

Ognuno di noi è infatti influenzato dalle proprie esperienze e ha un tipo di pastore tedesco in testa. Il mio ad esempio è, è sempre stato, e sempre sarà, questo:

Mi rendo conto che Vanta von der Wienerau non sia un cane “moderno”, ma io ricerco questo. Agatha, Boogie e ultimamente Fujiko, Fedora e Isolina (tutte “von Webachtal”) assomigliano (o comunque ne riportano la filosofia) a questo capolavoro della natura.

E non smetterò mai di pensarla così, anche se in certi passaggi i cani che possiedo non sono proprio aderenti a quel tipo, a quel tipo tenderò sempre. E anche se sedicenti “esperti” scambieranno la “potente eleganza femminile” di questo tipo con “mascolinità”, per me il pastore tedesco sarà prima di tutto e sempre femmina, e poi sempre “elegantemente potente” come Vanta, “biondo/rosso” sulle focature e non “grigio chiaro” (se pur ammesso dallo standard) e nemmeno totalmente nero sulla testa (la famosa “maschera” qualcuno vuole che si estenda fino alla nuca, io la preferisco “fino al muso”), con anteriore da manuale e posteriore solido, con trotto naturale e per questo “instancabile”, come vuole lo standard.

La pagina “filosofia” potrebbe fermarsi anche qui, ma ovviamente dettaglierò oltre.

Quelle che seguono sono le mie idee su come io interpreto la razza del pastore tedesco, grazie alla discrezionalità che lo standard permette.

Quando farò esempi di cani “che non mi piacciono” o che portano aspetti non positivi nell’allevamento, usando talvolta anche illustrazioni grafiche o video, ciò non dovrà essere visto come una mia “condanna” del cane, del proprietario o dell’allevatore dell’esempio a me non gradito, ma semplicemente come una spiegazione di quello che a me non piace. Prova ne sia che commento elementi negativi anche di cani che ho io stesso usato nel mio programma di allevamento. Allevare significa scegliere il maschio con cui accoppiare le proprie femmine in base al momento storico e ai difetti e pregi della femmina utilizzata.

I capitoli sono elencati “alla rinfusa” e cioè in ordine di apparizione nella mia mente. Probabilmente il loro ordine di elencazione rappresenta anche l’ordine di priorità che io do ai vari aspetti anatomici o caratteriali, ma non necessariamente.

Il Pastore Tedesco non è un cane da ring o da divano

Preferisco usare l’espressione che ho usato nel titolo di questo paragrafo, invece della usuale “il pastore tedesco è un cane da lavoro” perché si ingenererebbe una confusione sulla distinzione “da bellezza” e “da lavoro” che di solito si fa in questo mondo, e che non risponde né l’una né l’altra alla vera rappresentazione della razza.

Partiamo da una definizione che per me rappresenta un pilastro nell’analisi di questa razza:

Il pastore tedesco è un instancabile trottatore, caratterialmente equilibrato, saldo di nervi, sicuro di sé, disinvolto, di indole buona (salvo provocazione), vigile, docile, dotato di coraggio, combattività e tempra.

La frase sopra è l’essenza del pastore tedesco. Tutto il resto è secondario. Questo è come interpreto io la razza.

Che significa? Significa che preferisco un omero corto in un cane che rispetta la frase sopra, ad un omero lungo in un cane senza tempra. Preferisco una groppa corta o un allungo poco ampio e sciolto ad una groppa lunga con ottima copertura di terreno in un cane senza resistenza fisica.

Chi non rispetta la frase sopra, sappia che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza della razza.

Un pastore tedesco che fosse un monumento (anatomicamente parlando), ma che non avesse le doti caratteriali elencate, non sarebbe un pastore tedesco. Punto.

Sembrano tutte ovvietà, vero? E invece no. L’attuale mondo del pastore tedesco, sia nella sezione “bellezza” (non la chiamo volutamente “allevamento” in quanto avrò modo di spiegare il perché, più avanti) che nella sezione “lavoro”, non mette la mia frase al primo posto nella valutazione della razza. Tornerò e spiegherò queste affermazioni più avanti.

La frase principale che ho citato sopra, sottintende tre grandi pilastri su cui si deve basare in via preordinata, la nostra razza. SALUTE, FUNZIONALITA’ e CARATTERE.

Salute

Nella definizione di salute si comprendono la definizione usuale che si dà di questa parola (non essere malato) che racchiudono anche un aspetto molto importante che sottintende al movimento resistente del trottatore: la salute delle articolazioni e cioè il livello di displasia dell’anca e del gomito.

Ad onor del vero le anche e i gomiti non sono le uniche articolazioni interessate dal trotto del cane, ma visto che su quelle si basa la valutazione dello stato di salute del cane a livello ufficiale (non si indaga ad oggi la displasia dei metacarpi, ad esempio), diciamo che dovremo dedicare particolare attenzione a questo aspetto.

A tal riguardo, nella scelta e selezione, sia delle mie fattrici che degli stalloni con cui accoppiarle, cerco ed ho per ora evitato di selezionare fattrici con un grado “ancora ammesso” di displasia (il terzo, “buono”, di 5 gradi possibili, e il peggiore dei tre ammessi, dopo di ché abbiamo la displasia media e la displasia grave) in quanto la definizione di “ancora ammesso” non ci dice, specialmente nello stallone che magari non conosciamo troppo bene, se si tratta di un grado “ancora ammesso tendente alla displasia media” o “ancora ammesso tendente al “quasi normale””.

Nel dubbio, non scelgo mai stalloni con grado “ancora ammesso” (seppur ammesso ovviamente!) e non tengo fattrici con grado “ancora ammesso” né di anche né di gomiti.

Inoltre, è noto che la realtà tedesca è stranamente più lassiva di quella italiana, per cui un grado “ancora ammesso” rilasciato in Germania ad un cane tedesco, sui grandi numeri e probabilmente sarebbe un “displasia media” in Italia. Per questo motivo, nella selezione di uno stallone tedesco non vedo di buon occhio un “ancora ammesso” e ultimamente nemmeno un “quasi normale” fino a che non ottengo informazioni dal proprietario sul reale stato di displasia.

Esiste poi uno strumento, vituperato da chi possiede cani penalizzati da esso, e elogiato da chi possiede cani premiati da questo, che dà un indice rapresentativo del grado di displasia dell’anca di un cane: lo Zuchtwert. Significa “potenziale allevatoriale” ed è un numero assegnato ad ogni cane, che è influenzato dalla sotria del livello di displasia degli ascendenti, suo stesso e dei discendenti.

Così, un cane che viene da linee di sangue statisticamente con alto grado di displasia, che genera figli con alto grado di displasia, avrà un valore altissimo (100 è il valore neutro, sopra 100 è un peggioratore della razza e sotto 100 un miglioratore) anche se il suo stesso grado di displasia fosse normale. In linea di principio, un sistema perfetto per indagare la linea di sangue (non fosse per il fatto che difficilmente i proprietari dei cani risultati displasici alla radiografia ufficiale ordineranno al veterinario che effettua le lastre, di depositarle presso la centrale di lettura. Il regolamento impone che il veterinario debba obbligatoriamente passare le lastre alla centrale di lettura ma nei fatti ciò non avviene.

Quindi, non tutti i cani lastrati fanno statistica e ciò invalida di molto lo strumento, se consideriamo poi anche che non tutti i figli dei cani elencati vengono lastrati.

È comunque pur vero che in linea di massima è sempre possibile farsi un’idea del rischio displasia di un certo cane: se lui, il padre, il nonno, i bisnonni, molti figli, hanno un numero di ZW alto, indicativamente c’è o c’è stato un qualche problema di displasia della famiglia, c’è poco da fare. Se storicamente una linea è “pulita” possono esserci certo scostamenti dalla linea ma indicativamente sarà più pulita di altre. Quindi: preso con le pinze, anche lo Zuchtwert ha un po’ di senso.

Ancora meglio è l’analisi statistica che compio regolarmente nella scelta degli stalloni: il rapporto fra figli nati e figli lastrati con gradi di displasia “normale” o “quasi normale”.

Infatti, su grandi numeri (più di 100 o 200 figli) è possibile fare statistica ed analizzare quanti sono stati veramente lastrati “bene”: infatti, come detto sopra, lo Zuchtwert ha il problema di riportare principalmente gradi di esenzione buoni, perchè quelli cattivi non raggiungono di solito la centrale di lettura.

Se però prendi di un cane il numero dei figli totalmente prodotti e il numero degli esenti da displasia fra quelli (ovviamente che abbiano almeno un anno e qualche mese di età) avrai dei dati importantissimi. Se il tal cane ha il 30% di tutti i suoi figli lastrato esente, e il talaltro cane ha solo il 10%… beh, in quel cas lo zuchtwert va a farsi benedire perchè se 9 possessori di figli di cani famosi su 10 non lastrano il proprio cane ad un anno di età… gatta ci cova…

Inoltre: la salute non si limita alla integrità delle articolazioni: un cane esente da displasia non è in salute se si ammala facilmente, se è restio a mangiare e cioè a estrinsecare il suo istinto naturale, se è (nel caso di maschi ma anche di femmine) restio all’accoppiamento (ce ne sono a bizzeffe di cani che “non montano”).

“Salute” è quindi un concetto che intendo “a tutto tondo”.

Funzionalità

Al giorno d’oggi, nei raduni di bellezza, si vedono cani che riescono, solo perché molto ben allenati dai loro preparatori, a compiere a malapena una ventina di giri di ring, dopo di che “scoppiano” e alla fine della gara sembra che abbiano fatto 100 chilometri (invece hanno fatto si e no 2-3 km al passo e al trotterello).

Si capisce dalla loro anatomia che non sono cani costruiti per la funzionalità del trotto durevole del pastore tedesco. Un motivo evidente è ad esempio la stazza: un cane che assomiglia più ad un mastino napoletano che a un lupo, difficilmente riuscirà a compiere di più di quel “compitino”. Altri motivi si riscontrano nelle eccessive angolature o lunghezze dei segmenti ossei del posteriore, di cui parlerò dopo.

Nell’indagare la funzionalità del pastore tedesco, si assiste poi (e più che altro si deve sottostare, se si vuol partecipare a queste gare) a delle “gare di velocità”, che prevedono di mandare a trotto velocissimo il cane ad un certo punto della gara, per indagarne la funzionalità. L’intento è nobile, il mezzo è patetico e sbagliatissimo.

Infatti, nella vita di tutti i giorni, il trottatore non dovrà essere impegnato in trotti veloci di 100 metri come succede nei raduni di bellezza.

Se farà il pastore (o, al giorno d’oggi, una lunga passeggiata col proprietario), il cane dovrà trottare efficacemente e senza sforzo per chilometri (non 100 metri!!). Inoltre: se dalla casa in cui abita dovesse correre al cancello per abbaiare ad un malintenzionato che minaccia la “sua” proprietà, il cane anche in questo caso lo farebbe comunque di corsa e non al trotto veloce.

Il trotto veloce per 100 metri non serve a nulla. Ed è patetico vedere valutazioni di funzionalità basate sul “chi arriva prima”. È ovvio che in certi casi, un cane che trotta velocemente in maniera immensamente migliore e più veloce degli altri, specialmente se gli altri sono della stessa sua taglia, potrà all’incirca essere più funzionale di altri. Ma se la sua costruzione fosse antieconomica (ad esempio: zampe posteriori “a coniglio”, camminata posteriore appoggiando la zampa sui metatarsi invece che sui polpastrelli del piede, garretti oscillanti, ecc.) forse la sua velocità è solo frutto di una buona preparazione.

Personalmente, non indago mai e non sono mai convinto dal semplice trotto veloce del cane in un ring. Per un motivo che anche il grande Walter Martin (allevamento “von der Wienerau”) affermava: “Attenzione a non cadere nella trappola di selezionare considerando solo i risultati espositivi: un cane con poca attitudine al lavoro ma con ottimo preparatore potrebbe avere la meglio, su un cane con ottime doti naturali – e cioè genetiche – preparato da un dilettante”.

Sulla base di quanto sopra, di solito non guardo mai i risultati. Anzi. Gli accoppiamenti che ho fatto fino ad ora hanno visto l’utilizzo solo di un auslese su quattro usati. Il 75% degli stalloni da me scelti, non aveva mia conseguito il titolo di auslese SV.

Come valutare allora la funzionalità? I miei cani li valuto sul trotto normale ma che dura un’ora o due, non 100 metri. Tipicamente, valuto la funzionalità del cane in una lunga passeggiata in montagna (10km almeno, 1-2 ore, 100 metri di dislivello) che io compio a piedi assieme a loro: in questo modo mi rendo conto se il cane, alla fine della passeggiata, è stanco, ha ancora “birra” per trottare oltre.

RACCOMANDAZIONE DI ALLEVAMENTO: Fossi il responsabile Allevamento, metterei un controllo più stringente sulla “Prova di Resistenza” (ne potete leggere le caratteristiche e il regolamento sul sito della SAS): oggi giorno quella prova è svolta (sia in Italia che in Germania) in maniera troppo blanda e a volte ridicola.

Se fosse rispettato il regolamento alla lettera, cani poco funzionali non potrebbero proseguire nella carriera sportiva/espositiva, e ne gioverebbe la funzionalità della razza che tornerebbe ad essere composta da veri pastori tedeschi, veri trottatori resistenti. Oggi, quasi la metà degli auslese SV sarebbero quasi certamente spacciati in una camminata in montagna come descritto sopra. Vi pare possibile che “i fuoriclasse” non siano in grado di trottare per 1 o 2 ore oppure che lo possano fare solo a costo di essere schiantati all’arrivo e senza più forze?

Sempre sulla Funzionalità: lunghezza e angolatura degli arti posteriori

La lunghezza e l’angolatura degli arti posteriori rappresenta, in questo periodo storico, la principale priorità e punto di attenzione nel selezionare e valutare il cane da pastore tedesco.

Distinguo fra lunghezza delle ossa e angolatura di esse perché anche fra i più esperti non si capisce che un conto è l’angolatura, che può essere eccessiva anche in caso di tibia cortissima, e un conto è la lunghezza del segmento osseo, che può essere eccessiva anche se normalmente angolato.

Inutile dire che i problemi quindi sono doppi: segmenti ossei troppo lunghi, e troppo angolati. Come i conigli.

Perchè siamo arrivati a questo punto? Perché per esigenze solamente sceniche di bella presentazione in un ring di un raduno “di bellezza”, si sono privilegiati nel tempo cani con angolature eccessive e segmenti ossei eccessivi.

Una tibia molto lunga con un’angolatura tibia-femore eccessiva è molto bella all’occhio perché abbassando il retrotreno del cane, rende la linea superiore molto inclinata e quindi rende il cane “impennato” cosa che piace molto agli espositori.

Poiché il pastore tedesco è un trottatore di resistenza, un maratoneta in sostanza, tale meccanismo “a coniglio” nel retrotreno è anti-funzionale e dannoso.

Inutile dire poi che i profani (che sono poi gli acquirenti ed utilizzatori finali di pastori tedeschi, non ce ne dimentichiamo: sono loro i padroni della razza!) scambiano poi quella eccessiva angolatura “a rana” con il livello di displasia.

“Peccato per quelle gambe di dietro!” è il tipico commento del profano che incontra per strada un pastore tedesco “moderno”.

Il profano intuisce perfettamente che l’eccessiva angolatura del posteriore porterà ad un deficit funzionale per il cane. Poco importa che questo deficit funzionale sia spiegato dal non addetto ai lavori come “displasia” (erroneamente). Il fatto è che ormai TUTTO IL MONDO GIUDICA NEGATIVAMENTE questa iperangolazione o iper-lunghezza dei segmenti ossei delle zampe posteriori e questo rappresenta il primo fattore di declino della nostra amata razza. Stiamo allevando dei conigli (gli inglesi dicono: delle rane), non dei cani!

Personalmente, seleziono solamente angolature “normali”. Le quali, inutile dirlo, nei raduni e nei ring di tutta Europa sono puntualmente e sistematicamente le angolature meno eccessive delle classi in cui presento i miei cani, e sono inoltre le meno scenografiche di tutte, e infatti puntualmente non siamo premiati per questa caratteristica. I miei cani sono troppo aderenti allo standard per risultare scenografici come un coniglio 🙂

Anche quando scelgo stalloni che provengono da linee di sangue storicamente iperangolate (Ando Altenberger Land, Vegas du haut Mansard) scelgo sempre fattrici che poi restituiranno cani angolati normalmente (si vedano online le foto di Luna vom Sante’s Home o di Cina vom Webachtal: cani che provengono da quelle linee citate ma con angolature e correttezze eccellenti).

RACCOMANDAZIONE DI ALLEVAMENTO: Fossi il responsabile Allevamento, smetterei di “predicare bene e razzolare male”.

Intendo dire che i responsabili allevamento di tutte le nazioni d’Europa, inclusa la Germania e l’Italia, non mancano mai, in occasione di seminari o discorsi pubblici, di rimarcare il fatto che “i cani non devono essere iperangolati nel posteriore perché ciò mina la funzionalità del cane”.

Poi però, nei fatti, e cioè nei loro giudizi in gare e campionati, o nella loro scelta degli stalloni da promuovere o da comprare per loro stessi, premiano i cani iperangolati.

Vorrei solo che la smettessero di prenderci in giro e che affermassero quello che poi davvero faranno sul campo (esempio: “sappiamo che il cane deve essere normalmente angolato ma a noi piace quello iperangolato, che volete farci!”).

Ho visto davvero pochissimi giudici reputare “eccellenti” le normali angolature dei miei cani e “eccessive” quelle dei cani di solito vincenti ma con zampe posteriori “a coniglio”.

Io però, insisto. Siccome io coi cani ci vivo e ci condivido pezzi di vita, e ho scelto la razza del pastore tedesco per le sue caratteristiche riassunte nella mia frase e non per vincere nei raduni e portare a casa le coppe, a me poco importa della scenicità del gesto in ring. In ring i miei cani ci possono andare anche tutte le domeniche, ma si parla di mezz’ora alla settimana: le altre 167,5 ore, io vivo e mi godo un pastore tedesco, non un coniglio. Quindi i cani “da box e da ring” non mi interessano e non li produrrò mai (o meglio: non ricercherò mai quei super angoli nelle mie fattrici o negli stalloni che sceglierò).

Carattere

Come già citato, il pastore tedesco deve essere equilibrato, saldo di nervi, sicuro di sé, disinvolto, di indole buona (salvo provocazione), vigile, docile, dotato di coraggio, combattività e tempra.

Purtroppo tutte queste doti assieme non si riscontrano ormai quasi più nei cani che calcano i palcoscenici sia dei raduni di bellezza che delle prove di lavoro. I cani di linee “da bellezza” mancano spesso di coraggio, combattività e tempra. Quelli da lavoro, mancano di equilibrio e docilità.

Bisogna sforzarsi di ricercare il cane che ne racchiude più possibile, di queste doti. I cani che le racchiudono, ci sono, e vanno premiati di più. I cani che difettano di molte di queste doti vanno penalizzati, e non osannati come succede oggi.

RACCOMANDAZIONE DI ALLEVAMENTO: Fossi il responsabile Allevamento, penalizzerei nei raduni “da bellezza” quei cani che, seppur anatomicamente eccelsi, provengono da linee di sangue notoriamente carenti sul lato caratteriale. Oggigiorno sta succedendo invece l’opposto.

Provate a fare una statistica di quali sono i riproduttori col maggior numero di “vittime” nel passaggio dalle classi giovanili alle classi adulti dove bisogna dimostrare un po’ di carattere per poterci accedere. Vedrete e individuerete alcune linee di sangue vincenti, che producono praticamente zero pastori tedeschi (intesi come “cani adulti che hanno superato una prova di coraggio ad un campionato”).

Provate anche a valutare in maniera rigorosa le prove di coraggio svolte ai campionati di allevamento tedeschi (Siegerschau) degli ultimi anni.

Cani che tecnicamente avevano sbagliato tali prove sono stati prima di tutti “graziati” dalla benevolenza del giudice che gli ha permesso di passare la prova dove non se lo sarebbero meritato, e poi addirittura sono stati premiati con posizioni di assoluto rilievo.

Tali cani stanno poi “infestando” le classi giovanili in quanto anatomicamente molto belli, ma stanno producendo cani senza carattere, che difficilmente arriveranno in classe adulti.

Bene: in quel caso, se si meritassero il primo posto, andrebbero retrocessi al secondo perché provengono da linee di sangue con carattere insufficiente. Ciò non passa nemmeno nell’anticamera del cervello dei giudici da bellezza. E la razza ne risente sempre di più.

RACCOMANDAZIONE DI ADDESTRAMENTO: Fossi il responsabile Addestramento, penalizzerei nelle prove di lavoro e nei campionati addestramento, i cani che non passassero una minima prova di equilibrio e di docilità. Non è ammissibile vedere delle vere e proprie macchine da guerra che non sono sotto il controllo talvolta nemmeno del loro conduttore. Nemmeno questi sono pastori tedeschi. Sono combattivi, hanno tempra ecc. ma non sono pastori tedeschi.

Come si vede la mia critica non è quella morfologica come viene spesso mossa da “bellezzai” contro i “lavoristi”. Io contesto proprio il carattere del cane. Che per un “lavorista” può sembrare un affronto ma è una ovvia constatazione del fatto che un pastore tedesco non è tale se morde tutti a prescindere, incluso il padrone, talvolta.

La Taglia

Sulla taglia ho già scritto un lungo articolo al quale rimando: cliccare qui per vederlo.

Aggiungo solo che faccio di nuovo appello allo stereotipo usato dall’utilizzatore finale del cane da pastore tedesco, al vero padrone di questa razza e cioè il profano, per definire come deve essere il nostro cane.

Tutti chiamano la nostra razza: CANE LUPO. E alla saggezza popolare non si deve sfuggire più di tanto. Il pastore tedesco deve avere la taglia (e quindi l’agilità) e la faccia del lupo. Su questo non transigo.

Maschi che sembrano dei molossi e che pesano 45-50kg non sono definibili pastori tedeschi. Femmine con teste mascoline non vanno bene (ma attenzione a non scambiare la sostanza con mascolinità).

Ammetto solo che in certi casi è difficile buttare via il lavoro di selezione di una vita e dichiarare morta una propria linea di sangue solo perché l’ultimo e unico erede è un cm più dello standard.

Ammetto solo questa eccezione, a favore dell’allevatore, che però non deve essere abusata. Compito dell’allevatore è cercare di correggere subito il difetto di taglia. Aggiungo anche che assieme alla taglia, nei raduni, andrebbe indagato anche il peso del cane. Il cinometro può essere usato a discrezione del giudice che può misurare la schiena o il collo e praticamente rendere soggettive le misurazioni. Il peso di una bilancia però non mente. Se un maschio è 45kg, per me è fuori taglia. Come se una femmina fosse 33 (a meno che non siano semplicemente grassi, ovviamente).

Spezzo infine una lancia nei confronti di chi cerca, come me, teste “lupoidi ma potenti”: la testa lupoide può eccedere nella direzione opposta e sfociare nel “muso a punta” che è caratteristica esclusiva del pastore belga o del pastore scozzese, non del pastore tedesco. Una buona e sana via di mezzo fa, come al solito, preservare la razza più di ogni altra esagerazione. Ma non può mai diventare una testa da molosso.

La Testa

“La testa fa la razza”, ricordiamocelo. Una brutta testa vanifica a mio avviso TUTTE le altre doti che un pastore tedesco può avere. Meglio un cane con una bellissima testa e con la groppa corta, che un telaio spettacolare con una testa inguardabile. Su questo non transigo. Non mi riesce. Per il motivo che ho citato sopra: io coi cani ci vivo e quindi li guardo in faccia spesso e volentieri. Magari chi è abituato a guardarli di lato (in un ring) fa poca attenzione a questo aspetto. Io non ci riesco. Una testa brutta non la sopporto.

E’ per questo che quasi provocatoriamente ho voluto presentare i cani su questo sito con la loro “faccia” e non con la classica foto laterale con la quale si indaga solo l’anatomia del cane. Il cane parte dalla testa, dalla “faccia”. Ovviamente poi trovate sul sito anche le foto usuali, ma si parte dalla testa…

Colore degli Occhi

Lo standard parla di occhi a mandorla e scuri. Io non sopporto però l’occhio completamente nero che non fa intravedere la differenza fra iride e pupilla.

Preferisco, ricerco e perseguo la selezione di un occhio scuro dove si intraveda però l’espressività dell’occhio. Nocciola scuro è il mio ideale. Inoltre: sempre perché alla testa attribuisco una importanza vitale, non posso sopportare l’occhio chiaro, pungente. Spesso mi trovo a selezionare fuori cani che hanno l’occhio troppo chiaro: quella caratteristica ha e ha avuto effettivamente in passato il potere di abbuiarmi ogni altra valutazione. Quando vedo un occhio chiaro, non ce la faccio a proseguire nell’analisi del cane e passo oltre.

Collo

Questa è un altra delle mie fissazioni quasi “maniacali” poiché oggigiorno di colli giusti se ne vedono davvero pochi e il collo è il segreto di un buon bilanciamento del movimento del pastore tedesco.

Il collo di giusta lunghezza e inclinazione serve poi a due scopi fondamentali: alla funzionalità del trotto come detto sopra, ma anche a donare una nota di classe d’insieme al cane. Un collo di giusta lunghezza e inclinazione permette non solo alla scapola di lavorare bene e quindi di conferire all’anteriore un movimento ampio e sciolto, ma contribuisce a far funzionare bene il “bilanciere” che esso rappresenta nel movimento del trottatore che è FONDAMENTALE per la funzionalità e la resistenza del trotto.

“Tagliare” la lunghezza del collo significa inoltre “barare” sul vero movimento del pastore tedesco, in quanto un collo corto, a parte il far funzionare male la spalla, ha anche l’effetto di arretrare il baricentro del cane, e rende quindi il pastore tedesco un camminatore asimmetrico, e cioè con le zampe posteriori più importanti di quelle anteriori, e non il trottatore “a quattro ruote – hem! zampe – motrici che dovrebbe essere. Non a caso Walter Martin (allevamento Wienerau) affermava che il cane si costruisce dall’anteriore: un anteriore e un garrese importante è il segreto del buon movimento. E se un cane deve funzionare a partire dall’anteriore, il collo è un fondamentale bilanciamento di questo baricentro spostato in avanti. Si veda la foto qui accanto.

II principi della fisica e quindi della cinognostica non si cambiano: gli allevatori che non prestano attenzione a questo grande problema non fanno del bene al pastore tedesco.

Attualmente, la linea Mutz vom Pelztierfarm, passando attraverso Yago Wildsteiger Land e Ulk Arlett (tutti cani dal collo corto), è rappresentata dai cani discendenti da Hill Farbenspiel. Su quella linea, i colli corti e/o a cigno, si sprecano. E sento davvero poche persone commentare questo come il peggior difetto di quella linea (avendo poi moltissimi altri pregi, si intende, che non manco di rimarcare pubblicamente su miei commenti che sono ancora scritti in giro per l’internet).

mutz-von-der-pelztierfarm Mutz von der Pelztierfarm – Notare il collo corto e “impennato” o “a cigno”

yago-vom-wildsteiger-land Yago vom Wildsteiger Land – Collo corto e con giogaia

ulk-von-arlett

Le uscite di collo giuste, per il movimento del pastore tedesco, vengono da Canto e Quanto Wienerau, e oggi sono ancora presenti, ma solo se passano da Jango vom Fürstenberg il quale è predecessore non a caso di Vegas du Haut Mansard (grandissimo movimento) e di Esko vom Dänischen Hof, quest’ultimo nonno di Zamp Thermodos. Vegas e Zamp sono gli attuali o recenti portatori del collo di giusta lunghezza, inclinazione e che dona quindi funzionalità al movimento di quei cani.

jango-vom-furstenberg Jango vom Fürstenberg – Spettacolare uscita di collo

vegas-du-haut-mansard- La spettacolare uscita di collo di Vegas du Haut Mansard

esko-vom-daenischen-hof Esko vom Dänischen Hof – Spettacolare collo

zamp-vom-thermodos Zamp vom Thermodos: da brividi.

Sempre per parlare del recente passato, un altro cane che secondo me ha influenzato negativamente l’aspetto della giusta lunghezza del collo, quindi del movimento della scapola e della visione e classe di insieme del pastore tedesco è Quenn vom Löher Weg, molto usato per il suo stampo “Wienerau” e che ha quindi inciso molto in termini numerici e di successi espositivi di quella linea.

quenn-vom-loher-weg Quenn vom Löher Weg

Quenn mette insieme la linea Ursus con la linea Ulk Arlett, quest’ultima come detto sopra critica per la lunghezza ed uscita di collo e con l’aggiunta di Ursus porta la combinazione collo – spalla – omero su livelli critici, e quindi rappresenta un mix di quel problema. I cani su quella linea soffrono quindi quasi sempre di questo difetto.

Per finire, alla facile obiezione: “ma allora perché recentemente hai usato nel tuo progetto di allevamento cani (stalloni) della linea Mutz / Hill (Remo Fichtenschlag, Pacco langenbungert) con dentro Ursus e quindi hai usato seppur per altra via la miscela Ursus+Ulk?

remo-vom-fichtenschlag Remo vom Fichenschlag – Collo non ideale ma una tale fierezza e nobiltà…

La risposta è: il collo è stato infatti fino all’ultimo momento, l’aspetto che poteva farmi decidere per il “no” in entrambi i casi, ma visto il momento storico ho preferito scegliere il male minore, visto che un cane senza difetti non esiste. In questo momento storico la linea che può far tornare in auge il pastore tedesco è secondo me la linea Mutz tramite Hill per la solidità del carattere e del posteriore, che porta meno l’ipoteca di Ursus (essendo una generazione più lontano nei cani attualmente disponibili) e quindi fornisce anteriori migliori, senza i difetti della iperangolazione del posteriore che vengono attualmente dalla linea Vegas e, tramite Quenn, anche da Tyson e da uno dei cani più importanti degli ultimi anni, Furbo degli Achei.

Nella mia scelta mi sono quindi “turato il naso” nello scegliere il collo corto di Remo che viene da Mutz, ma non ho fatto sconti sulla solidità del posteriore e sul carattere (ed intendo che il carattere deve essere come sopra descritto: non solo “forte” ma anche equilibrato) che uniti alla pulizia da displasia, producono comunque e normalmente un pastore tedesco “vero” come l’ho definito all’inizio (salute, carattere, funzionalità).

Remo è poi “appoggiato” su una linea di sangue materna che affonda le sue radici nella migliore tradizione delle anatomie dei cani Wildsteiger Land: anche quello è un punto in più per questo stallone.

Inoltre, ho portato da quei maschi delle femmine con uscite di collo spettacolari (leggete per favore il giudizio di selezione di Boogie vom Webachtal riguardo al suo collo, ad esempio, cliccando qui:

boogie-vom-webachtal

Boogie viene non a caso da linee Zamp e Esko e quindi Jango Fürstenberg, che ho citato sopra come IL cane per l’uscita di collo. E non c’è da dubitare che nella scelta dei discendenti presterò comunque un occhio di riguardo a questo aspetto che indagherò per primo.